a cura di Valeria Viti e Francesco Del Sesto

Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio, ogni anno, dal 2005, istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite per commemorare le vittime dell’Olocausto. Anche quest’anno, il Liceo “Leonardo Da Vinci” , da sempre sensibile a queste iniziative, ha onorato la data con la mattinata di studio dal titolo “Dante nell’Inferno di Auschwitz”. Gli studenti delle classi quinte hanno partecipato ad un convegno a distanza tenuto dal Professore Pasquale Vitale, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Classico “Domenico Cirillo” di Aversa. Autore di diverse opere rivolte agli studenti liceali, il professore si è distinto per il testo “La Filosofia aristotelica e il linguaggio del corpo nell’immaginario dantesco”, Gnasso editore, utile per tracciare l’evoluzione del sistema filosofico dantesco in buona parte del corpus delle sue opere, fino al suo capolavoro, la “Divina Commedia”.

L’iniziativa scolastica si è focalizzata sul confronto tra l’opera memorialistica di Primo Levi “Se questo è un uomo” e la prima cantica della Divina Commedia. Nel suo testo, l’autore novecentesco, per raccontare l’esperienza disumana da lui vissuta fa, infatti, frequentemente riferimento all’Inferno dantesco 

Il Professore Pasquale Vitale ha introdotto il suo contributo analizzando il capitolo di Levi intitolato “Il canto di Ulisse”, in cui l’autore racconta del suo incontro con Jean, un giovane studente alsaziano,  noto come il “Pikolo” del Kommando. Durante una camminata, questi esprime il desiderio di imparare l’italiano e Levi reputa il ventiseiesimo canto dell’Inferno, in cui si narra dell’incontro tra Dante e l’eroe omerico Ulisse, un ottimo punto di partenza. Inizia così a tradurlo, seppur tralasciando alcune sezioni, e si sofferma sulla famosa terzina: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”

Successivamente noti come “i versi che salvarono Primo Levi”, questi rappresentano un passaggio molto importante. Infatti, è nel momento in cui il chimico torinese li recita che ha modo di riflettere sulla sua condizione da prigioniero nel campo e della sua trasformazione in subumano.  Allo stesso tempo,però, ha suggerito il prof. P. Vitale, questo passaggio coincide con la scoperta di uno  spiraglio di luce, che per quanto fugace ricorda ai due uomini la loro reale destinazione, la dignità loro sottratta. Per un attimo i due “viaggiatori, rialzano il capo, ma un po’ come Ulisse tornano ad essere presto sommersi ”infin che ‘l mar fu sovra noi richiuso”i due si ritrovano tra una folla di gente e la lezione deve  interrompersi. Hanno avuto l’ardore di immaginare una realtà diversa, ma devono ridestarsi se non vogliono essere travolti. Successivamente, il relatore ha proseguito la sua presentazione elencando e approfondendo altri riferimenti al mondo dantesco da parte di Primo Levi

Gli studenti sono rimasti particolarmente colpiti dall’enfasi con cui il professore ha distinto tra l’angoscia dei deportati presso il Campo di Fossoli (dove l’autore fu mandato prima di raggiungere Auschwitz) e  quella delle anime infernali presenti nel Limbo

-per la capacità di rendere quasi visibile agli occhi la distinzione tra l’agire inconsapevole e arbitrario del burocrate tedesco, che accoglie i deportati chiedendo loro di donargli oggetti che non sarebbero poi serviti a nulla e il demone infernale Caronte che, contrariamente, manifesta le peculiarità tipiche del male (che Levi avrebbe forse preferito)  gridando ai dannati “Guai a voi, anime prave”. Bello anche il parallelo fra gli ufficiali della SS che con  un sì o un no determinarono il destino di tanti innocenti e il demone Minosse del V canto dell’Inferno, che -per mandato divino- esamina le colpe delle anime che al suo cospetto hanno la possibilità di confessarsi tutte, prima di conoscere la loro pena. L’Inferno di Dante, infatti, è comprensibile nei suoi meccanismi, ha delle regole, delle leggi che lo rendono accettabile agli occhi di chi è sul fondo di un doloroso abisso fatto di gratuità e non senso. Il professore ha fatto però notare, chiamando in causa autori come Bauman, Arendt e Conrad, che la “folle geometria” dei campi aveva la sua depravata ragione nel tentativo di sperimentare la distruzione del senso stesso dell’umanità. È a partire da questo momento che è stato introdotto  nel mondo un tipo di male non più emendabile. 

Il Professor P. Vitale ha poi distinto il viaggio di Dante, da quello di Levi e di Ulisse. Il viaggio di Dante è in verticale, dal centro della terra sprofonda in fondo per poi risalire; quello di Ulisse che pure come Levi compie il “folle volo”, è in orizzontale, teso com’è ad attraversare l’alto mare aperto” per “divenir del mondo esperto”; quello di Levi, invece,  è un viaggio circolare, perché anche dopo essersi salvato non è mai riuscito ad abbandonare davvero. Nel 1978 il peso delle umiliazioni subite l’ha condotto al suicidio

La mattinata è proseguita con un breve excursus sullo stile adottato da Primo Levi, la cui forma mentis da chimico e saggista ha permesso una testimonianza scandita da un’esposizione particolarmente chiara ed equilibrata. La testimonianza scritta di Levi, infatti, si prefigge di documentare l’incubo di Auschwitz senza destare alcun tipo di sentimentalismo, affinché il lettore “comprenda” ciò che è accaduto al netto anche delle tante demistificazioni della storiografia negazionista.  

L’incontro ha visto coinvolti gli studenti delle classi quinte, appartenenti a tutti gli indirizzi di studio che al termine dell’analisi approfondita dell’opera di Levi,hanno avuto l’occasione di porre domande e considerazioni al prof Pasquale Vitale alle quali il relatore ha risposto lasciando i ragazzi molto soddisfatti. In particolare, un alunno della classe VA  si è interrogato sul motivo del suicidio dell’autore, commesso all’età di sessantasette anni, dopo aver avuto la forza di resistere durante l’esperienza ad Auschwitz. Il professore, per rispondere, ha citato un’altra importantissima opera di Levi, “I sommersi e i salvati”, in cui egli dichiara che il suo sentimento di “vergogna”, non l’ha mai abbandonato. Vergogna per non essere riuscito a reagire, per non aver potuto manifestare solidarietà, per non essere riuscito a restare umani nonostante tutto (anche se è chiaro che era impossibile)
Gli studenti hanno seguito e interagito con molto interesse il convegno per l’intera mattinata,  apprezzando molto l’intervento del prof. Pasquale Vitale che è riuscito a trasmettere loro numerosi spunti di riflessione sulla Shoah e sulla narrativa e lo stile di Primo Levi, uno dei più grandi autori della Letteratura italiana  dello scorso secolo.

L’evento è stato organizzato dalla Prof.ssa Valentino Tania. Hanno collaborato le docenti di italiano e storia:Prof.ssa Giancotti Paola, Prof.ssa De Stavola Maria Maddalena, Prof.ssa Santagata Maria Immacolata, Prof.ssa Marseglia Alba, Prof.ssa Di Corpo Maria Cristina, Prof.ssa Di Giovanni Eleonora, Prof.ssa Oliviero Roberta, Prof.ssa Caldarone Antonietta.

Al termine del dibattito la D.S Prof.ssa Sapone Antonietta si è complimentata con il Professore Vitale per la grande competenza e per la conduzione dell’incontro.

Si è poi complimentata con noi studenti perla preparazione dimostrata e ha ringraziato le docenti  per l’impegno profuso nella preparazione degli alunni.

Commemorare questa data serve a mantenere viva la memoria e a non dimenticare le sofferenze  di quel terribile evento storico in cui  tutti i diritti umani vennero calpestati.

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